Sulla pericolosità o nocività dei prodotti contenenti mercurio
Talvolta viene contestata la pericolosità “per la salute pubblica ed in particolare per alcune
categorie a rischio (donne gravide, donne in allattamento e bambini piccoli)”
di prodotti contenenti mercurio in quantità anche di poco superiore al tenore massimo
stabilito dalla normativa vigente.
Occorre approfondire pertanto le modalità con le quali, a
livello europeo, vengono stabiliti i tenori massimi accettabili per determinate
sostanze contenute negli alimenti.
Tali modalità sono riconducibili al classico approccio
tossicologico nel quale vengono mediante osservazioni, sperimentazioni, studi
clinici, stabiliti i valori di:
NOEL= No Observed Effect Level
(dose con effetti non osservabili)
NOAEL= No Observed Adverse Effect Level (massima dose con effetti nocivi non
osservabili)
LOAEL = Low Observed Adverse Effect Level (minima dose con effetti nocivi osservabili)
Ne caso del mercurio i valori sono ricavabili (e ricavati)
dall’osservazione e dallo studio clinico di popolazioni particolarmente esposte
al rischio mercurio in prodotti della pesca (ad esempio pescatori delle isole
Far Øer, della Norvegia, o del Giappone), per via delle abitudini alimentari.
È possibile passare dal NOAEL all’ADI (Acceptable Daily Intake, apporto quotidiano accettabile, a volte
espresso relativamente alla settimana, Acceptable
Weekly Intake, come in questo caso applicando la
formula:
ADI = NOAEL/ (UF x MF)
dove UF è il cosiddetto “fattore di incertezza” (in
tossicologia, da non confondere con l’analoga espressione per l’analisi chimica) ed MF il “fattore modificante”.
UF è di solito pari a 10, mentre MF varia tra 2 e 10, a
seconda se ci sia o meno evidenza di una popolazione particolarmente suscettibile.
In questo caso, essendo noti gli effetti particolari sul feto e sul neonato
della sostanza, si tende ad usare un valore elevato di MF, pari a 10.
Dall’ADI (Acceptable
Daily Intake) si passa ai tenori massimi ammissibili valutando il possibile
consumo di ogni alimento nell’ambito di un “paniere settimanale” costruito
tenendo in debita considerazione le normali abitudini alimentari della
popolazione esposta.
In pratica il tenore massimo ammissibile è 20-100 volte più
basso della massima concentrazione ancora non in grado di causare effetti
nocivi. Per intendersi meglio, solo l’assunzione regolare
di un prodotto contenente dosi di mercurio superiori a valori da 20 a 100 mg/Kg
potrebbe causare effetti nocivi percettibili.
Ovviamente è oltremodo chiaro che valori di poco superiori ai limiti di legge non rientrano in
questa casistica e non possono quindi ragionevolmente essere considerati come
indice di un prodotto “pericoloso” o “nocivo”.
Al di là però delle considerazioni magari troppo tecniche
qui riportate, basta approfondire la lettura della Circolare del Ministero
della Sanità n. 15/1995 “Contaminazione da mercurio nei prodotti ittici” per
scoprire quanto segue (Bollettino Ufficiale del Ministero della Sanità, anno XXVII, dispensa
n. 6, pag. 202)
“la fissazione del limite di
contaminazione da mercurio nei prodotti della pesca non è da considerare come
dichiarazione di nocività. Infatti il limite indicato non deriva dalla
constatazione che il singolo prodotto, contaminato da mercurio oltre detto
limite sia nocivo, ma dalla valutazione dell’opportunità di diminuire il
rischio, abbassando la frequenza di assunzione, attraverso l’alimentazione a
base di prodotti della pesca, di dosi superiori al limite di salvaguardia, già
calcolato, come si è detto, con prudenza”
Sulle origini della presenza di mercurio in prodotti della pesca
Il mercurio è un elemento ampiamente diffuso in natura, sia
per cause naturali, che per via di fenomeni di inquinamento industriale. In
presenza di giacimenti naturali di mercurio le acque di dilavamento trascinano
sali di mercurio nei corsi d’acqua, e da qui al mare (si cita ad esempio di
tale situazione la maggiore concentrazione di mercurio nelle acque marine del
mare Tirreno, in prossimità delle coste toscane, rispetto ad altre zone, per via
della presenza dei giacimenti di cinabro del monte Amiata). Analogamente, ad
esempio in prossimità della foce del Fiume Giallo (Yang-Tze), nel mar Cinese,
si rilevano alte concentrazioni di mercurio nell’acqua di mare, dovute invece
alla presenza nel bacino del fiume di aree industriali inquinanti.
Il mercurio viene assorbito dai microrganismi marini e, per
via dei rapporti predatore-preda, non essendo completamente eliminabile
attraverso l’apparato escretore, si accumula nella catena alimentare ed è maggiormente
presente nei grandi predatori oceanici (come ad esempio gli squaloidi, incluso
il pesce spada).
(Massimo Tarditi - con questo -ed altro- ho vinto una causa per un leggero superamento di limite di legge)
(Massimo Tarditi - con questo -ed altro- ho vinto una causa per un leggero superamento di limite di legge)
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